mercoledì 10 ottobre 2012

Riforma della Chiesa e ricerca del diritto

Spero che le lezioni in biblioteca siano state utili. Intanto se avete qualche osservazione da fare sulla lezione di lunedì, sull'articolo che avete avuto e sui testi analizzati potete inserirle qui sotto.

2 commenti:

  1. ANGELICA CARDI

    Ho tratto spunto dalla lezione di lunedi (e dalla lezione in biblioteca per cercare il testo di mio interesse) per approfondire, leggendo qualche estratto de 'La lotta per la scienza del diritto' di H.Kantorowicz (pubblicato nel 1906 con lo pseudonimo di Gnaeus Flavius), le riflessioni compiute dall'autore circa il ruolo del giurista nel XX secolo . Kantorowicz con il suo pamphlet si pone come fondatore della dottrina del DIRITTO LIBERO. L' autore sostiene l'esistenza, accanto al diritto statuale, di altre fonti precettive di pari diginità prodotte dall'opera della scienza giuridica, in continua evoluzione, rifiutando cosi la concezione del “diritto” soltanto quale emanazione degli organi dello stato. L'obiettivo dell'opera appare quindi quello di abbattere il sistema preesistente fondato sul dogma della completezza del sistema legale rappresentato dalla figura “dell'altro funzionario governativo chiuso nella sua cella ed armato di una finissima macchina pesante. Unico mobile uno scrittoio sul quale è posto il Codice statale della legge” volendo far invece subentrare una nuova idea di diritto fondata su fonti non solo legali ma anche extra-legali e sul riconoscimento di un più ampio ruolo del giudice, non più solo come giurista-interprete, ma favorendone le decisioni secondo equità o tratte dai fatti concreti piuttosto che secondo il diritto scritto.
    Interessante della vita di Hermann Kantorowicz è anche notare che egli non si caratterizzò solo come esponente del diritto libero, ma anche come filologo, storico tedesco esperto delle opere medievali, tra le quali infatti cito, come ricordato a lezione, il 'Tractatus de maleficiis' di A.Gandino, trattato di diritto penale, di cui Kantorowicz si interessò.
    Le attività di filosofo del diritto e di studioso di scritti medievali sembrano apparentemente distanti anche se da un'attenta lettura dell'opera di Kantorowicz emerge invece come tali attività siano in realtà intimamente connesse. L'autore ritene infatti, fondamentale per il giurista conoscere la nascita e l'evoluzione degli istituti giuridici: una tesi di diritto può infatti, secondo Gneus Flavius, “essere pienamente intesa solo da colui che ne conosce tutta quanta l'evoluzione”. Da ciò emerge quindi che ricostruendo i testi e gli istituti giuridici del passato si pongono le basi per la progettazione di un diritto futuro. Il diritto si pone quindi come fenomeno dinamico che trae origine dalla storia e dalle relazioni sociali che si costituiscono, nel corso dei secoli, tra gli uomini. Kantorowicz diffida infatti dai procedimenti di eccessiva astrazione, tesi a comprendere tutti i casi futuri, proprio perchè compito del giudice non è solo di attenersi strettamente al codice statale della legge ma anche di ricercare liberamente il diritto nella realtà dei fatti e nel suo sviluppo storico: “per noi figli del XIX secolo, il mondo è in perpetuo cammino e progresso: per noi è il nostro diritto-libero cosi transitorio, cosi fragile, come le stelle medesime”.

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  2. Lucrezia Ciocci

    Per approfondire le questioni trattate a lezione sul concetto di diritto Comune ho letto il suo Articolo su Storica n. 22 "Storicità del diritto. Nuovo e vecchio nella storiografia giuridica attuale" (che lei ha citato nel Cap 3 del libro).
    Mi ha particolarmente colpito come Cortese si discosti, per alcuni versi, dal pensiero di Calasso, asserendo che il concetto di diritto comune non proviene da una faticosa conquista della scienza, ma dal recupero di una mentalità formata nell'Alto Medioevo quando il problema della molteplicità degli ordinamenti si era presentato in tutta la sua gravità alla coscienza del legislatore Carolingio il quale attingeva dalla tradizione consolidata nei primi regni romani barbarici. L'enfasi con cui Calasso aveva esaltato la centralità della costruzione scientifica è dunque ridimensionata da Cortese a vantaggio di una visione più CONTINUISTICA e STORICA del fenomeno. Cortese indentifica nell'attività della scuola di Bologna e delle scuole minori la grande svolta del diritto occidentale; egli attribuisce a tali scuole il merito di aver filtrato la realtà dei rapporti giuridici attraverso le lenti della scienza e dal loro lavoro nasce così una nuova figura di intellettuale il quale è titolare di una scienza e di un metodo che esclude gli altri dallo studio delle sue fonti.
    A questa visione storica e continuistica, possiamo opporre quella di Grossi il quale ha una visione Monolitica del Medioevo, egli, inoltre, limita il cambiamento di sensibilità portato dal XII secolo al bisogno di legare a un'autorità riconosciuta il sistema giuridico che si era creato sulla base dei fatti. Così il Medioevo di Grossi vorrebbe conservare la sua ideantità al di là del rinnovamento del Mille che, pur essendo stato profondo e stostanziale, non avrebbe avuto il potere di far mutare la mentalità giuridica di fondo di un'epoca. In questo modo, però, si finisce per smunuire il profondo rinnovamento avvenuto tra XI e XII secolo e si sottovalutano le tante contraddizioni che hanno animato i secoli del Medioevo.

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